È passato del tempo da quando, nel 1881, Clément Ader si servì di due linee telefoniche per trasmettere spettacoli dal vivo dall’Opéra di Parigi alle sale dell’Esposizione Internazionale dell’Elettricità, ed è lontano anche il 1931, anno in cui Alan Blumlein alla EMI a Londra inventò il suono stereofonico moderno.
Le console di mixaggio digitali offrono agli ingegneri del suono l’accesso a una vasta gamma di tecniche ideali per realizzare mix fantastici anche se, tranne qualche eccezione, quasi tutti i mix audio vengono creati per la riproduzione stereo, che sfrutta la capacità del cervello di distinguere la direzione e la distanza relativa dei suoni che arrivano alle nostre orecchie in tempi leggermente diversi.
Un’organizzazione accurata dello spazio sonoro al momento del mixaggio permette di creare un’immagine stereo unica, che offre un’esperienza di ascolto successiva più ampia e profonda. Il panning di strumenti mono e stereo all’interno di un campo stereo è la prima tra le opzioni per organizzare lo spazio. Impostando il pan degli strumenti così come sono posizionati sul palco visto dal Front-Of-House si crea una separazione in base alla direzione, anche se non ci sono regole fisse che stabiliscano dove ruotare la manopola.
Inoltre, combinando più segnali per creare un’immagine stereo di uno strumento mono – es.: microfono e DI con un amplificatore per chitarra elettrica rispettivamente sulla sinistra e sulla destra, compensando con un delay la distanza del microfono – ne risulta un’immagine bilanciata tra le due posizioni pan e, dal momento che i due segnali hanno una risposta in frequenza leggermente diversa, si avvertirà come un leggero spostamento della somma dei segnali all’interno del campo stereo. Questo effetto inserisce molte più informazioni riguardanti il posizionamento nello spazio rispetto ad un segnale mono semplice.
Un’altra opzione molto utile nella creazione dell’immagine stereo è la distribuzione avanti/indietro dei vari segnali. La resistenza dell’aria sulla distanza incide sulle frequenze più acute, che vengono assorbite. In natura, ascoltando le riflessioni di suoni distanti, si può notare che hanno meno frequenze acute rispetto alle riflessioni provenienti da sorgenti più vicine. L’utilizzo di un filtro passa basso sul riverbero del segnale della batteria permette di far risultare la batteria “dietro” nel mix di strumenti. Scegliendo riverberi di volta in volta più luminosi o più scuri di ottiene l’effetto di spostare uno strumento avanti o indietro nel mix, mentre attraverso la variazione dei valori pre-delay è possibile simulare la distanza da una sorgente sonora alla prima grande superficie riflettente come, ad esempio, la distanza della batteria dal soffitto e dalle pareti di una sala.
Duplicatori di segnale alla voce ed ai fiati – es: due o più Pitch Shifter da +/- 5 centesimi – seguiti da un Delay molto breve (da 5 a 25 ms) spostato completamente a sinistra ed a destra aggiungono ampiezza alla sorgente originale in tre dimensioni: posizione, tempo e frequenza.
Brevi Delay – inferiori a 40 ms – con tempi di ritardo diversi per sinistra e destra, conferiscono una percezione stereofonica artificiale a una sorgente mono – le tastiere, ad esempio. Anche l’aggiunta di movimento a una sorgente ritardata o riverberata – un leggero panning ping pong o un effetto tipo rotating speaker – funziona bene.
Attraverso un utilizzo intelligente di tutte queste tecniche è possibile manipolare la percezione del tempo e della direzione della fonte originale, per un’esperienza di ascolto molto più immersiva e coinvolgente.